Lunghe attese nei pronto soccorso della capitale comportano un aggravio di lavoro per gli infermieri. “Ecco il riconoscimento che si continua a dare ai Famosi Eroi del Covid: ordini di servizio e aumento dei carichi di lavoro”. Esordisce così Stefano Barone, Segretario Provinciale Nursind, sindacato delle professioni infermieristiche. Il sindacalista ci spiega chiaramente come la disorganizzazione del sistema di emergenza, e la carenza cronica di infermieri, abbiano un effetto domino su numerosi aspetti del sistema sanitario.
Fotografia dei pronto soccorso romani
Numeri alla mano, Stefano Barone ha fotografato la situazione dei pronto soccorso di numerosi ospedali romani, fra cui il Policlinico Umberto Primo, il San Camillo Forlanini, il Sant’Andrea, il Sant’Eugenio e il Pertini. La circostanza che si presenta è sempre la stessa: i pazienti che hanno un’emergenza vengono condotti in ambulanza nei pronto soccorso. Lì inizia il calvario: in attesa di ricovero gli utenti trascorrono molte ore al pronto soccorso, oppure dentro l’ambulanza. Stefano Barone, intervistato sul tema da Il Caffè di Roma, rivolge una domanda diretta al presidente della Regione Lazio Zingaretti e all’assessore D’Amato: “Più della metà dei ricoveri in pronto soccorso è in attesa di un posto letto. Durante l’emergenza i pronto soccorso erano meno affollati, perché non si è pensato a riordinare la situazione, approfittando della relativa calma? “
Lunghe attese provocano danni a catena
Il Segretario Nursind spiega quindi come le lunghe attese dei pazienti, nei pronto soccorso della capitale, causino ulteriori problemi con un effetto domino. Barone ha elencato, con precisione e competenza, tutte le criticità che conseguono alla disorganizzazione del sistema dell’emergenza:
- Il paziente permane per ore sulla barella dell’ambulanza o del pronto soccorso, senza poter andare in bagno o alimentarsi dignitosamente.
- L’ambulanza rimane ‘sequestrata’ per ore, si parla di almeno 50 ambulanze ferme a settimana. Mezzi del 118 che servirebbero per soccorrere altre persone.
- Gli infermieri dell’ambulanza rimangono bloccati con il paziente, pertanto non possono proseguire il servizio di emergenza.
- Gli infermieri del pronto soccorso si ritrovano con un numero di pazienti doppio, se non triplo. Difatti devono proseguire l’accettazione dei nuovi pazienti in arrivo e, al contempo, garantire l’assistenza sanitaria ai pazienti adagiati in condizioni precarie, dove risulta difficile anche muoversi e reperire gli strumenti di lavoro.
- Gli assembramenti, nei locali del pronto soccorso, aumentano il rischio di contagio per molte malattie infettive come la Covid.
Criticità insostenibili da affrontare subito
Il segretario del Nursind focalizza quindi due criticità da affrontare celermente: la carenza di infermieri nel settore dell’emergenza e l’organizzazione dei posti letto per i pazienti che giungono in pronto soccorso. Questa situazione – spiega Barone – , ricade anche sulle spalle della collettività e degli infermieri addetti all’emergenza che si ritrovano a dover lavorare molte più ore del dovuto e in condizioni costantemente gravose e precarie. Il segretario Nursind conclude spiegando che la carenza, ormai cronica, di personale infermieristico determina ogni giorno condizioni di lavoro molto disagiate. Tale circostanza non permette di garantire la sicurezza di pazienti e lavoratori né di rispondere in maniera efficace ai bisogni di salute dei cittadini.